Giustizia e Perdono. A confronto il Vescovo di Noto e il Procuratore della Repubblica di Siracusa - Rosolini 4 aprile 2025 - misericordia rosolini

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Giustizia e Perdono. A confronto il Vescovo di Noto e il Procuratore della Repubblica di Siracusa - Rosolini 4 aprile 2025

GIUSTIZIA E PERDONO.
ALL’INCONTRO DEL VENERDÌ DELLA MISERICORDIA DI ROSOLINI IL VESCOVO DI NOTO E IL PROCURATORE AGGIUNTO DELLA REPUBBLICA DI SIRACUSA
Rosolini 4 aprile 2025


Si è tenuto questa sera presso il cine teatro Santa Caterina il terzo degli Incontri del Venerdì della Misericordia di Rosolini sul tema Giustizia e Perdono.
Ospiti della serata Sua Eccellenza Monsignor Salvatore Rumeo, Vescovo di Noto, e il dottor Andrea Palmieri, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa. A moderare l'incontro è stato l'avvocato Angela Giunta.
Erano presenti, oltre a tantissimi cittadini, il Sindaco di Rosolini, Giovanni Spadola, il Capitano dei Carabinieri della Compagnia di Noto, Mirko Guarriello, il Comandante della Stazione Carabinieri di Rosolini, maresciallo Paolo Amore, e molti avvocati.
Fin dalle prime battute della relazione introduttiva dell'avvocato Giunta, il tema affrontato è apparso subito interessante e ha suscitato l'attenzione dei presenti.
Prendendo spunto dal libro di Elvio Fassone, Fine pensa: ora, la moderatrice ha ricordato il rapporto epistolare che si instaurò tra il dott. Fassone, il giudice che nel 1985 presiedeva la Corte di Assise di Torino nel maxi processo alla mafia catanese, e Salvatore, uno degli imputati che verrà condannato all'ergastolo. Il giudice e l’ergastolano, fino alla morte in carcere di quest’ultimo, terranno una fitta corrispondenza durata 26 anni condensata nella frase pronunciata da Salvatore: “se io nascevo dove è nato suo figlio adesso era lui nella gabbia". Ecco che emerge tutta la delicata relazione tra giustizia, responsabilità, ruolo della società e perdono.
Il Procuratore Palmieri ha dato all’incontro il suo autorevole contributo partendo dalla propria esperienza personale e fornendo alcuni dati relativi alla situazione della giustizia italiana e alla popolazione carceraria in Italia.
Rifacendosi alla Fratelli Tutti di Papa Francesco, il dottor Palmieri ha ricordato che il perdono non significa rinunciare ai propri diritti davanti a chi viola la legge e degrada la nostra dignità. Il modo giusto per “perdonare” chi delinque “è cercare in vari modi di farlo smettere di opprimere, è togliergli quel potere che non sa usare e che lo deforma come essere umano. Perdonare non vuol dire permettere che continuino a calpestare la dignità propria e altrui, o lasciare che un criminale continui a delinquere”. Ogni persona “ha il diritto a reclamare la propria giustizia e ottenere la restituzione della propria dignità”. Certo, la giustizia di Cesare soffre di parecchi limiti: dal sovraffollamento carcerario, che non solo “offende la dignità della persona” ma “pregiudica il percorso di riconciliazione”, alla sua lentezza, dal fatto che la giustizia è per i ricchi al fatto che essa è pur sempre una giustizia umana. Tuttavia, il fine che bisogna avere sempre ben chiaro è il principio espresso dall’art. 27 della Costituzione sulla rieducazione della pena. Purtroppo, rieducare costa. Forse, suggerisce il Procuratore Aggiunto, sarebbe opportuno utilizzare un po’meglio le somme che ogni giorno si spendono per il mantenimento in carcere dei detenuti. La strada che probabilmente bisogna percorrere nella dimensione della giustizia e del perdono è la giustizia riconciliativa “che guarda alla relazione rotta da un fatto criminoso e che riporta al centro l’uomo, che è il custode di questo rapporto, per ritrovare la dignità perduta.”
Il Vescovo mons. Rumeo ha parlato dell’importanza della catechesi che “prepara alla vita cristiana e prepara a rispettare sia Dio come anche Cesare. La persona è un sistema aperto di relazioni. Siamo in un contesto di relazioni. Sia l’antico come il nuovo testamento hanno come fondamento la relazione fra Dio e l’uomo e tra gli stessi uomini”. È attraverso la riscoperta di questa relazione che si riporta al centro l’uomo in tutti i suoi aspetti, anche quando questi viola la legge.
Il vescovo ha poi ricordato che “la quasi totalità dei giovani passa dalle parrocchie”. Questo vuol dire che, se è vero, come diceva don Bosco, che dobbiamo essere buoni cristiani e onesti cittadini, siamo chiamati a “lavorare con la Bibbia ma anche con la nostra Costituzione”.  “Il perdono” ha proseguito mons. Rumeo “non è contrario al senso della giustizia, perché sia la Misericordia come anche la Giustizia sono, come dice san Tommaso D’Aquino, tra i nomi e gli attributi di Dio”. Siamo chiamati al “cambiamento, che è un qualcosa che si imporne come impegno morale per il rispetto di questo nostro Paese”. Ricordando la sua esperienza fra i detenuti del carcere di Noto e di come lì “si respira quella umanità vera e ferita”, il vescovo ha concluso affermando che “dobbiamo lavorare perché si possa arrivare a quella che noi chiamiamo civiltà dell’amore. Siamo soliti costruire steccati e innalzare barriere. Siamo invece chiamati a costruire ponti e relazioni”.
Ha concluso l’incontro il governatore Nino Savarino che ha ringraziato gli illustri ospiti ed ha rimarcato il ruolo fondamentale, nella relazione fra giustizia e perdono, della corresponsabilità della comunità cittadina.
codice fiscale 92008080894
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